domenica, giugno 19, 2016

“Gaspare Palmeri non sarà dimenticato”

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Ieri, presso il cimitero di Castellammare del Golfo, si è svolta una piccola manifestazione in memoria di Gaspare Palmeri, vittima innocente della mafia.
Tanta gente, amici, parenti, semplici cittadini hanno raggiunto il cimitero per ricordare il concittadino ucciso barbaramente dalla crudeltà mafiosa. Presenti Il Sindaco di Castellammare Nicolò Coppola con gli assessori Barbara e Di Filippi, il Presidente del Consiglio Comunale Domenico Bucca, le autorità militari: polizia, carabinieri, gli uomini della forestale e i ragazzi di Castello Libero Onlus e del locale presidio di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.
“È un momento molto importante e toccante per tutti noi. – ha spiegato il referenti di Libera Castellammare Vincenzo Desiderio ad Alqamah.it – È un dovere civico di tutti ricordare tutte le vittime innocenti di mafia come Gaspare. Fare memoria non vuol dire essere qui solo nel momento della ricorrenza, ma deve essere sempre correlata all’impegno quotidiano nel contrasto alla mafia, per fare in modo che Gaspare e tutti gli altri, non siano morti invano.”
“Oggi – ha aggiunto Vincenzo Desiderio - siamo qui per ricordare il nostro concittadino, una persona per bene, una persona onesta. Vittima innocente della mafia. Siamo qui anche per colmare un vuoto, durato 25 anni.”
Il Sindaco di Castellammare Nicolò Coppola ha aggiunto: “Ero sindaco anche all’ora. Purtroppo non ho avuto il piacere di conoscerlo. Ma so che era un uomo normale, umile, ucciso 25 anni fa dalla mafia. In questi 25 anni non abbiamo fatto niente per ricordare il nostro concittadino Gaspare. Per questo ringrazio i ragazzi di Libera e la famiglia Palmeri.Era un lavoratore, semplice, umile e amava la famiglia, quindi era un esempio di vita e noi abbiamo il dovere di non dimenticarlo e di fare qualcosa in più anche in futuro.”
Il Presidente del Consiglio Comunale Domenico Bucca ha portato i saluti di tutto il consiglio comunale: “A nome di tutto il consiglio comunale rinnovo l’impegno a combattere tutte le forme di criminalità. Io ricordo quell’episodio, ma è grazie a Libera che oggi ricordiamo il concittadino Gaspare per troppo tempo dimenticato.”
I figli Giovanni e Filippo, entrambi parte della grande famiglia di “Libera”, hanno ricordato la figura del padre e ricordato quel maledetto 18 giugno 1991. Giovanni, molto commosso, ha letto la storia del padre accompagnata da un lungo applauso e da tanta commozione.
Filippo, che oggi vive e lavora a Bologna, invece ha ringraziato tutti i presenti e ha rievocato i suoi ricordi: “Oggi mio padre con la vostra presenza ha riacquistato dignità, per tanti anni persa. Per troppo tempo mio padre è stato dimenticato, una persona onesta, buona, dimenticata ed etichettata come un mafioso. La memoria deve diventare impegno per combattere non solo la mafia, ma soprattutto l’indifferenza. Perché per anni è stato additato come “uomo colluso con la mafia”. Oggi invece possiamo camminare a testa alta. Perché mio padre è stato un uomo buono, onesto, che amava la famiglia, vittima innocente della mafia e dell’indifferenza.”
Vittima dell’indifferenza perché in quegli anni si diceva che “i mafiosi si ammazzano tra di loro” e quindi Gaspare per tanti, troppi, anni è stato “bollato” come mafioso.
I fatti
Il castellammarese Gaspare Palmeri è stato ucciso durante la seconda guerra di mafia, nelle campagne di Corleone, sulla strada per Ficuzza. Gaspare, operaio della forestale, quel maledetto 18 giugno si trovava in macchina con alcuni colleghi, di ritorno da una partita di calcio. Un piccolo incendio sulla strada rallentò l’auto su cui viaggiavano. Un gruppo armato affiancò l’auto e in pochi secondi una scarica di proiettili uccisero Palmeri, altri due uomini che ne ferirono un quarto. Spararono con una mitraglietta e tre pistole calibro 38. Senza scrupoli. Ed infine bruciarono l'auto.
Il bersaglio di quell’agguato mortale era Domenico Parisi, cognato di Lorenzo Greco, vicino alla famiglia Rimi di Alcamo. Ma con lui morirono sotto i colpi della violenza mafiosa Gaspare Palmeri, di 61 anni, Stefano Siracusa di 32 e Domenico Parisi di 41. Ferito in modo grave invece Antonino Mercadante che guidava la golf.
Soltanto nel 2003 la corte d’assise di Palermo ha stabilito l’innocenza di tre dei presenti, così, dopo anni di sofferenza  e di isolamento per la famiglia Palmeri, è stata fatta luce su quel tragico 18 giugno 1991. Oggi i nomi di Palmeri e Siracusa sono entrati nell’elenco delle vittime innocenti delle mafie stilato da Libera e ogni 21 marzo vengono letti durante la “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie.”
Oggi, l’eredità morale di Gaspere Palmeri cammina sulle gambe dei suoi eredi, della moglie, dei figli Filippo e Giovanni che si impegnano quotidianamente e, soprattutto, cammina sulle gambe dei nipoti, che finalmente dopo tanti anni, possono ricordare il nonno Gaspare come "vittima innocente della mafia", camminando sempre a testa alta.
Perchè è compito di ognuno di noi non dimenticare. E Gaspare Palmeri non sarà dimenticato.
Articolo tratto da Alqamah

giovedì, giugno 16, 2016

Castellammare ricorda Gaspare Palmeri, vittima innocente della crudeltà mafiosa

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Si terrà sabato 18 giugno 2016 alle ore 16:00 presso il Cimitero Comunale di Castellammare del Golfo la commemorazione del castellammarese Gaspare Palmeri, vittima innocente della crudeltà mafiosa.
Il presidio  a Castellammare del Golfo “Piersanti Mattarella” di "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", l'Associazione "Castello Libero Onlus" e la famiglia Palmeri hanno organizzato una commemorazione per ricordare il concittadino ucciso venticinque anni fa.
L'appuntamento è al cimitero di Castellammare del Golfo alle ore 16:00, a seguire, ci si sposterà in corteo presso la Chiesa di S. Antonio in corso Garibaldi dove alle ore 18:30 sarà celebrata la Messa in suffragio.
I fatti
Il 18 giugno 1991, mentre tornavano da Ficuzza dove avevano assistito ad una partita di calcio, tre persone furono uccise a colpi di mitra da un commando mafioso guidato da Giovanni Brusca ed una quarta persona rimase gravemente ferita.
Tra le persone che persero la vita in quell'agguato vi era Gaspare Palmeri, castellammarese, tecnico della Forestale che nulla aveva mai avuto a che fare con la mafia; lasciò la moglie e due figli, travolti da un dolore immenso.
"A venticinque anni di distanza da quel tragico giorno - spiegano i ragazzi del presidio di Libera "Piersanti Mattarella" di Castellammare del Golfo e dell'associazione Castello Libero Onls - vogliamo tenere viva la memoria del nostro concittadino Gaspare Palmeri, vittima innocente di mafia, per rinnovare così il nostro impegno e quello di tutti i cittadini onesti nella lotta quotidiana contro le organizzazioni criminali, che ancora oggi tentano di piegare la vita della nostra comunità ai loro voleri e alle loro pericolose ambizioni. Per questo motivo - concludono - invitano tutti i cittadini castellammaresi a partecipare alla commemorazione."
Articolo tratto da Alqamah

mercoledì, giugno 08, 2016

Non diffamò il Boss Mariano Agate. Assolto il Giornalista Rino Giacalone in nome dell’articolo 21 della Costituzione

«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure....» (Articolo 21)

TRAPANI. Abbiamo vinto. Abbiamo vinto noi  comuni cittadini. Abbiamo vinto noi che crediamo ancora nel buon giornalismo e nella Costituzione italiana.

Ieri è stata emessa la sentenza del processo a carico del giornalista trapanese Rino Giacalone, accusato di aver “diffamato” la reputazione del boss di Mazara del Vallo Mariano Agate, deceduto nel 2013. Giacalone aveva chiuso un articolo definendolo “un gran bel pezzo di merda”. La vedova Agate con due dei tre figli ha querelato il giornalista, finito così sotto processo.  

Il processo ha ripercorso il curriculum criminale di Agate, membro della cosiddetta commissione regionale di Cosa Nostra, condannato all'ergastolo per mafia, attivo nella raffinazione e nel traffico di sostanze stupefacenti ed iscritto alla nota loggia massonica Iside 2. In seguito al decesso il questore di Trapani ne aveva vietato i funerali pubblici ed anche il Vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, aveva rifiutato i funerali religiosi. L’ex capo della squadra mobile di Trapani Giuseppe Linares di Agate disse “se Agate fosse ancora vivo, Matteo Messina Denaro sarebbe meno importante.”

Il Pm Franco Belvisi aveva chiesto la condanna a 4 mesi e 600 euro di risarcimento, ma il giudice monocratico del Tribunale di Trapani, Gianluigi Visco ha assolto il giornalista “perché il fatto non consiste reato”, citando chiaramente l’articolo 21 della Costituzione. Un articolo spesso calpestato e mortificato. Oggi questa sentenza, come già detto in passato, è già storia. 
La sentenza infatti sancisce un principio chiaro, forse scontato, ma che invece bisognava ribadire nelle sedi opportune. Da oggi non solo la mafia è “una montagna di merda” come scrisse un tempo Peppino Impastato, ma anche i mafiosi, condannati per mafia, omicidio, strage.. sono parte di quella montagna. Quindi oggi un giornalista può scriverlo, può ribadirlo. Quello che abbiamo sempre pensato da oggi, se sei un giornalista, lo puoi scrivere.

I legali di Giacalone Carmelo Miceli e Domenico Grassa (in sostituzione di Enza Rando) hanno prodotto tantissima giurisprudenza in merito e chiarito, nella discussione finale, che “ci siamo difesi dicendo che è vero che andava riconosciuta un minimo di reputazione ma che la stessa era comunque minima. Nella bilancia della giustizia andava messa anche la libertà d’espressione e la funzione sociale dell’articolo appartenente ad un’attività giornalistica. Quindi andava anche considerato il contesto con cui il giornalista prova a descrivere attenendosi alla sua funzione sociale. La valutazione, dunque, non poteva essere solo astratta ma oggettiva e andava valutata caso per caso. La reputazione – spiegano i legali di Rino Giacalone ad Antimafiaduemila - sarebbe stata violata se alla fine del discorso si sarebbe utilizzata un'altra espressione ingiuriosa ma così non è se si racconta la storia di Mariano Agate, dimostrando che lo stesso aveva rappresentato un pezzo importante della storia di Cosa nostra.”


Ad attendere la sentenza un gruppo di ragazzi di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, il presidente di Libera Don Luigi Ciotti e il Senatore del Movimento 5 Stelle Mario Giarrusso, componente della Commissione Parlamentare Antimafia che ha manifestato solidarietà e vicinanza a Rino Giacalone: “Solidarietà a Rino Giacalone. La mafia è una montagna di merda e chi ne fa parte è un pezzo di merda; non si può processare un giornalista per aver detto la verità, quello che pensano milioni di italiani onesti. Il nome di Mariano Agate non è più un nome rispettabile - continua Giarrusso - a causa degli atti orrendi e criminali che ha compiuto. Per questi nomi si vorrebbe la damnatio memoriae, non certo la tutela giurisdizionale. Sono qui per sentire con le mie orecchie un Pm, che dovrebbe difendere il buon nome di Mariano Agate, un boss sanguinario, condannato all’ergastolo per la strage di Capaci. Una vergogna”.

Tantissimi in queste ore si sono schierati apertamente al fianco di Rino: colleghi, amici, gente comune, e anche qualche politico locale. Baldo Gucciardi, assessore regionale alla Sanità, tramite il suo ufficio stampa ha espresso “soddisfazione per la sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Trapani nei confronti del giornalista Rino Giacalone, accusato di diffamazione nei confronti del boss Mariano Agate. Siamo di fronte ad una sentenza - aggiunge Gucciardi - che ristabilisce i valori in campo e solleva Rino, giornalista bravo e coraggioso, da un'accusa assurda e paradossale".

Tra i tanti messaggi ricevuti dal giornalista anche quelli del On. Davide Mattiello, componente della Commissione Parlamentare Antimafia, e del Sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone che su facebook ha scritto: Hai vinto tu, abbiamo vinto tutti noi.

In aula sempre presenti i due figli del boss Agate e la vedova Rosa Pace, che dopo la sentenza hanno abbandonato l’aula contrariati, sottolineando soltanto che “è un’ingiustizia. Proviamo tanta tristezza”.

Caro Rino, abbiamo  veramente vinto tutti noi. Un abbraccio.